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Formazione : Moderare i forum, riflessioni da fare
Inviato da DIDATTIKA il 31/5/2005 0:26:50 (4012 letture)

Parola ai collaboratori, Patrizia Vayola: un modello didattico che si costruisce nel tempo di Francesco Vettori
Da diversi anni Lei collabora a progetti di apprendimento a distanza che coinvolgono il personale docente della scuola: può dare un Suo giudizio sulle potenzialità di questa nuova forma di trasmissione della conoscenza, i limiti che le sono propri e gli obiettivi finora effettivamente raggiunti?



Io ritengo che la formazione online abbia notevolissime potenzialità che forse non ha ancora espresso appieno. Provo ad enunciare sinteticamente quelle che mi sembrano più rilevanti:

permette di commisurare l’esigenza di aggiornamento alle necessità di ciascuno sia perché la distribuzione online consente di “frequentare il corso” comodamente da casa propria o da scuola ottimizzando l’uso del tempo, sia perché la ricchezza dell’offerta formativa che Indire mette a disposizione permette a ciascuno di ritagliare un proprio percorso coerente con i bisogni di aggiornamento e stimolante anche verso innovazioni o approcci ai quali magari inizialmente non si era pensato;

trattandosi di una formazione che coinvolge tutto il territorio nazionale, ha come effetto quello di contribuire a creare un patrimonio di conoscenze e di riflessioni comuni che in qualche modo, sul lungo periodo, può rendere tutto il sistema educativo più omogeneo in termini di conoscenze e di competenze degli insegnanti;

consentendo interazioni a distanza tra docenti (grazie all’uso di forum e, da quest’anno, anche di laboratori sincroni) permette un confronto più allargato di quello, a volte reso asfittico dalla lunga frequentazione con gli stessi colleghi e dalla fatica del lavoro quotidiano, che è possibile nelle singole scuole.
Naturalmente ci sono anche dei limiti che però credo siano imputabili più ad altri problemi connessi col mondo della scuola che al sistema di formazione in sé. Mi riferisco in particolare ad alcune caratteristiche dell’impianto complessivo. Mi spiego: spesso mi è capitato di incontrare, nei forum, proteste relative al fatto che le spese di aggiornamento dei docenti ricadano tutte sulle loro spalle. Collegarsi ad internet richiede, oltre al costo iniziale per l’acquisto di un computer, anche una connessione veloce e le relative spese telefoniche. Inoltre il docente che si aggiorna non ha nessun riconoscimento in termini economici o di progressione di carriera rispetto a quello che sceglie di non avvalersi delle opportunità di formazione offerte. Io sono convinta che il continuo aggiornamento sia un requisito legato alla professionalità docente. Tuttavia credo che ci si dovrebbe porre anche da questo punto di vista il problema della formazione dei docenti. Naturalmente se passasse la logica di un reale riconoscimento della formazione raggiunta si dovrebbe pensare anche a sistemi più vincolanti di misurazione degli effettivi risultati conseguiti dal singolo docente.
Per quanto riguarda gli obiettivi, direi che un primo risultato è la crescita delle competenze di base rispetto all’utilizzo del computer e della rete internet da parte dei docenti. Si tratta di un risultato di non poco conto, se si pensa che, secondo la ricerca dello IARD, tra il 2003 e il 2004, in coincidenza con la formazione ForTic, il 42% degli insegnanti che non sapevano utilizzare il pc ha imparato a farlo e che un insegnante su cinque ha avuto esperienze di Formazione a distanza.
Credo insomma che l’esperienza di formazione con Indire abbia aperto ai docenti una nuova prospettiva riguardo all’uso delle nuove tecnologie per la didattica e questo mi sembra già un risultato non di poco conto.
A ciò si aggiunge la ricchezza di materiali qualificati distribuiti nel corso delle varie esperienze di formazione che certamente hanno contribuito a proporre il confronto con metodologie didattiche innovative e a fornire stimoli alla sperimentazione di nuovi modi di lavorare in classe e coi colleghi.

Come e in che direzione, a suo parere, si è modificato, nel tempo, il modello di formazione proposto da Indire ai docenti?

Io ho partecipato, come moderatrice di forum, alle esperienze di formazione Indire a partire dalla prima formazione Neoassunti del 2001 e ho seguito con interesse la trasformazione del modello che mi sembra verta sulle variazioni di peso date ai diversi aspetti della formazione.
Innanzitutto bisogna specificare che si tratta di una formazione di tipo blended, cioè che coniuga momenti di formazione a distanza a momenti di formazione in presenza, potenziati dalla partecipazione ad una classe virtuale nella quale continuare le discussioni aperte negli incontri frontali.
In quella prima esperienza di massa (circa 60.000 docenti) si sono trasferiti i modelli della formazione in presenza sull’e-learning e quindi i docenti maturavano il punteggio, a distanza come in presenza, in base alle ore che impiegavano per la formazione. Era stato messo in piedi, infatti, un complesso (e anche poco efficiente) sistema di misurazione dei tempi di connessione che è stato poi abbandonato in itinere, perché rallentava, fino a paralizzarla, la possibilità di connessione. Il criterio comunque è rimasto puramente quantitativo: si accertava, mediante un tracciamento delle attività meno invasivo, che i docenti avessero consultato e scaricato i materiali di studio e presentato al tutor d’aula delle riflessioni sui temi affrontati in questi materiali. Diciamo quindi che si trattava della versione online di una didattica prevalentemente trasmissiva.
Il modello è poi cambiato per la formazione ForTic (161.000 docenti coinvolti): accanto ai materiali di studio sono comparsi sia gli approfondimenti, curati da esperti, delle tematiche oggetto di studio, sia i laboratori. Il computo del punteggio quindi, pur sempre basato su un tracciamento quantitativo delle attività, si fondava non tanto sul tempo utilizzato (reale per incontri in presenza e stimato per le connessioni online) quanto sulla realizzazione di prodotti in base agli input offerti dai laboratori presenti sulla piattaforma. Il tutor d’aula era l’unico a poter certificare la reale frequenza e l’effettiva produzione che ogni singolo corsista doveva allegare nella classe virtuale.
Nella formazione per la Riforma attualmente in corso (quasi 200.000 docenti coinvolti) il modello è ancora cambiato e a mio parere migliorato perché finalmente si svincola da criteri meramente quantitativi. La formazione rimane blended ma le ore realizzate in presenza, come la partecipazione alla classe virtuale, vengono considerate un semplice supporto offerto ai docenti per facilitare l’approccio alla formazione online. I crediti vengono acquisiti quasi esclusivamente con lo svolgimento dei laboratori che sono diventati sia per numero sia per qualità, il vero punto di forza di questo sistema di formazione.
Il modello si è spostato quindi dalla formazione trasmissiva al learning by doing. I prodotti dei docenti, inoltre, se pure rimangono vincolati burocraticamente, alla certificazione del tutor d’aula, sono direttamente allegati dai corsisti sulla piattaforma e confluiscono in un data-base consultabile dai docenti. Insomma mi sembra che l’ultima versione del modello sia molto più costruttivista e punti maggiornente alla crescita di quell’intelligenza collettiva che Lévy già molti anni fa vedeva come il possibile esito virtuoso dell’utilizzo di Internet.
Naturalmente questo non vuol dire che sia esente da critiche: molti docenti, per esempio, lamentano che, a fronte della ricchezza degli stimoli, è poco il tempo a disposizione per la realizzazione delle attività di laboratorio (e questo ha già portato ad uno slittamento nella conclusione della formazione, prima prevista per giugno ed ora posticipata ad ottobre) e si corre quindi il rischio di andare alla ricerca di quelle più semplici piuttosto che di quelle più stimolanti.
Se devo dire come immagino l’evoluzione successiva, non posso che ipotizzare ed auspicare che le esperienze fin qui realizzate si trasformino in un sistema di formazione permanente che si svincoli dalle occasioni contingenti (neoassunti, riforma, ecc) e che rimanga a disposizione dei docenti, i quali, mediante classi virtuali di diversa concezione (non più legate a classi reali) e/o forum permanenti connessi ai laboratori, creino delle vere comunità di pratica impegnate a confrontarsi e ad elaborare riflessioni e prodotti condivisi.

Nel contesto della formazione online hanno acquistato sempre più rilevanza i Forum, di cui Lei è spesso stata moderatrice: può parlarci di questo delicato ruolo e del significato di questo strumento nell’ambito del progetto complessivo di formazione a distanza?


I forum sono, a mio parere, un significativo valore aggiunto al modello di formazione online di Indire perché allargano le possibilità di discussione e di confronto ben al di là della classe, reale e virtuale, nella quale il docente è inserito. Per la maggior parte degli insegnanti si tratta di un’esperienza nuova e potenzialmente molto coinvolgente: dimostrano un grande interesse per la sperimentazione di questa modalità di relazione anche, e direi a volte soprattutto, in termini di potenziamento delle possibilità comunicative. L’ambiente di formazione infatti prevede due tipologie di forum: una strettamente legata all’attività di formazione (forum connessi ai vari laboratori o alle tematiche oggetto di studio) e una community che invece è aperta alla discussione generale. Questa seconda area è risultata indispensabile per evitare che i forum di lavoro fossero intasati di messaggi OT, cioè fuori tema. Perché la cosa che si è scoperta è che i docenti hanno una gran voglia di parlare e di utilizzare questa nuova forma di comunicazione anche potenziandone gli aspetti ludici o quelli di confronto su tutte le tematiche possibili, da quelle politiche a quelle più squisitamente esistenziali.
Nel corso di queste mie esperienze di moderatrice curiosa, e che quindi andava a leggere anche gli interventi della community, ho visto nascere racconti a più mani e antologie virtuali di poesia, ho seguito problemi, a volte anche drammi familiari di singoli docenti, ho letto raccolte di acrostici e tautogrammi e sfogliato pagine e pagine di frattali creati dai corsisti. Ho trovato thread - un flusso di messaggi sullo stesso tema, in risposta uno dell'altro - di confronto su cosa voglia dire insegnare oggi e di accesa discussione sulla riforma. Insomma gli insegnanti riportano nella community, spazio libero e svincolato da qualsiasi misurazione di punteggio utile per la formazione, la loro umanità, le loro personalità, i loro interessi e la loro creatività in maniera immediata e coinvolgente. Faccio un solo esempio: a distanza di pochi minuti dalla morte del papa, nella community, c’erano almeno 5 thread che ne discutevano: segno che il forum era diventato, per i docenti che li hanno aperti e per tutti quelli che ne hanno discusso, un luogo privilegiato di confronto, in tempo reale, su eventi di portata collettiva.
Accanto alla community, come si diceva, esistono anche aree di discussione più mirate alle attività di formazione. Io ho moderato, dal 2002 a oggi, diversi forum disciplinari relativi alla didattica della storia e devo dire che si tratta di un’esperienza molto stimolante.
Il ruolo del moderatore infatti si colloca a metà tra quello di facilitatore della comunicazione (organizza, seleziona, configura le aree di discussione) e quello dell’esperto che fornisce indicazioni, consulenze e ulteriori stimoli per orientare il dibattito e le riflessioni dei docenti.
Credo che i forum possano arrivare a configurarsi come reali comunità di pratica online. In questi anni, infatti, mi è capitato più volte di lavorare, con i colleghi che partecipavano alle discussioni, alla realizzazione collettiva di prodotti (sitografie ragionate, percorsi didattici, raccolte di fonti, ecc) che ho poi pubblicato su Bibliolab e con alcuni si sono aperte collaborazioni poi continuate al di là dell’esperienza dei forum stessi.

Nella mia ultima esperienza di moderatrice per i forum sulla riforma noto però segnali contrastanti legati, anche in questo caso, più a scelte di sistema che all’atteggiamento dei docenti.
Da una parte, infatti, si è offerta la possibilità di aprire forum su singoli laboratori in modo che fossero reali luoghi di confronto sulla realizzazione delle attività proposte dai laboratori. Dall’altra però, nel tentativo, credo, di stimolare l’accesso a queste aree di discussione, si è attribuita una quota di punteggio (due punti una tantum) a chi inseriva interventi in un forum.
Quest’ultimo fatto, insieme ai tempi stretti previsti per questa tornata di formazione (partita di fatto da febbraio) e al numero elevatissimo di corsisti, rischia di impoverire la reale qualità degli interventi dei docenti perché, a fronte della significatività delle discussioni connesse ai laboratori, che si configurano spesso come reali luoghi di consulenza e di confronto, si assiste invece, negli altri forum, ad una pletora di interventi una tantum che rischiano l’autoreferanzialità e che, più che discutere, si limitano a segnalare una singola esperienza o l’opinione del docente, senza che poi su questo tema si apra una reale discussione.
Io mi trovo nella condizione di moderare un forum che da una parte è connesso a due laboratori e dall’altra è aperto a tutti i docenti sul tema della condivisione di buone pratiche didattiche e verifico quindi di persona che mentre le aree connesse ai laboratori sono frequentate in modo continuativo dai docenti che stanno lavorando alla realizzazione delle attività, le discussioni su tematiche più generali sono visitate, nella maggior parte dei casi, da insegnanti al loro primo e probabilmente ultimo intervento. E questo comportamento, da una mia sommaria indagine, è una costante anche negli altri forum.
Credo quindi che la prospettiva per il futuro, in questo ambito, sia quella di svincolare la partecipazione ai forum dal sistema dei crediti, in modo da liberare la partecipazione da stimoli estranei al desiderio di discutere e confrontarsi con i colleghi su tematiche legate alla didattica e alle discipline.
Come dicevo anche sopra, auspico un sistema di formazione permanente che abbia proprio nei forum un punto di forza per la costruzione di vere comunità di pratica online. Sono convinta che sia i tempi sia i docenti sono maturi per questo tipo di esperienza.

Allo stato attuale, quale crede siano i punti di criticità e le vere e proprie mancanze della proposta formativa di Indire sia sul piano tecnologico che su quello didattico?

Indire ha realizzato un’impresa unica in campo europeo, rivolgendosi con la sua formazione a decine e poi addirittura a centinaia di migliaia di docenti simultaneamente. Questo ha grandi vantaggi, in termini di diffusione di conoscenze e di stimoli all’innovazione, ma ovviamente anche qualche svantaggio.
Sul piano tecnologico, l’interfaccia della piattaforma è diventata col tempo più sofisticata e curata graficamente ma non sempre ha tenuto conto del fatto che, purtroppo, ci sono ancora molte realtà scolastiche e molti docenti che lavorano su computer ormai praticamente obsoleti e con connessioni lente che incontrano difficoltà a caricare di pagine con notevoli contenuti di grafica e a far girare applicativi come Flash.
Per quanto riguarda la didattica, come dicevo, mi sembra che l’offerta formativa sia complessivamente ricca e stimolante, al passo con le riflessioni attuali più qualificate in ambito metodologico-didattico. Semmai un limite può essere trovato proprio nella necessità di rivolgersi a grandi numeri e quindi nel non poter registrare che in termini quantitativi (numero di visitatori, numero di interventi, numero di elaborati) il successo della formazione, senza avere la possibilità di valutare appieno, sul piano della qualità, le effettive ricadute nella pratica didattica. Non credo, ad esempio, che sia previsto un sistema per valutare, nel merito, la mole di elaborati che i docenti sono chiamati a realizzare e pertanto non è possibile restituire ai docenti stessi un feed-back sulla validità e sui limiti della loro produzione. Anche in questo senso credo che la creazione, a fine formazione, di comunità di pratica che discutono, e che quindi si autovalutano e si autocorreggono, attingendo ai materiali a disposizione e magari alla consulenza di qualche esperto, ma senza dover sottostare ai tempi stretti e ai vincoli di una formazione organizzata, potrebbe essere una prima soluzione al problema.






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